Lattuga, peperoni, pomodori, cetrioli, uova sode e olive taggiasche, con il tocco “esclusivo” del mosciame di tonno, una specialità della Liguria, o della preziosa bottarga di muggine. Sono gli ingredienti principali del Condiglione, una coloratissima e ricca “insalatona” che unisce elementi di terra e di mare ed è perfetta nella bella stagione, per una cena con gli amici o un picnic all’aria aperta.
È una pietanza che profuma d’estate, grazie agli ortaggi e al basilico fresco, ma allo stesso tempo ha un gusto importante conferito dal pesce essiccato.
Originaria della provincia di Imperia, in particolare del comune di Bordighera, e diffusa anche nel genovesato, il Condiglione somiglia alla più nota insalata nizzarda, la salade niçoise, conosciuta ben oltre i confini francesi. Ma, se il piatto provenzale è caratterizzato dall’impiego del tonno sott’olio – reperibile ovunque e che ne ha favorito la fama internazionale – quello italiano storicamente veniva preparato con il “Tarantello” o “mosciame”, la ventresca di tonno salata, essiccata e conservata sott’olio, una prelibatezza tuttora prodotta nel trapanese e a Carloforte, cittadina dell’isola sarda di San Pietro fondata nel 1700 da pescatori di origine ligure. L’alternativa alla ventresca di tonno era la più delicata bottarga di muggine, oggi costosa ma un tempo considerata un cibo “povero”, consumata dai pescatori nei lunghi periodi trascorsi in barca. Un altro elemento indispensabile nella ricetta originale era costituito dalle “gallette del marinaio”, una sorta di biscotti, tondi e bucherellati, che rappresentavano il pane degli uomini di mare perché in grado di mantenere a lungo la fragranza e la croccantezza.
Le mogli dei marinai lasciavano ammorbidire le gallette con acqua e aceto, le univano agli ortaggi, al pesce tagliato sottilmente e poi condivano il tutto con olio extravergine d’oliva – condiggion o condijun nel dialetto regionale vuol dire proprio “condimento” –, aggiunto in dosi generose: la sostanziosa insalata non era soltanto il pranzo dei loro mariti, ma anche delle stesse donne, che spesso la mangiavano in compagnia di amiche e vicine sulla scalinata di casa o in cortile, concedendosi un momento di relax e un po’ di “sano pettegolezzo”.