Pochi sanno che il Krapfen è uno dei classici dolci di Carnevale. Anche perché oggi lo si trova tutto l’anno, a differenza di chiacchiere e castagnole. Appartiene alla tradizione altoatesina che si divide la paternità con quella austriaca. In Toscana ed Emilia Romagna queste deliziose frittelle sono più conosciute come “bomboloni”, a Roma diventano “bombe”, protagoniste anche di una celebre canzone di Antonello Venditti, in Campania e Sicilia “graffe”, un nome evidentemente derivato da Krapfen. Un tempo semplici frittelle di pasta lievitata poi passate nello zucchero, oggi l’unico limite alla farcitura è la fantasia. E se quella classica è ripiena di confettura, crema pasticcera o al cioccolato, oggi la versione più diffusa è senza dubbio con la Nutella che ha quasi spodestato la marmellata.
Tra i turisti c’è la consuetudine di mangiare i Krapfen come cibo di strada, comprandoli nei forni e nelle pasticcerie di Trento e Bolzano – dove compaiono da gennaio fino al Martedì Grasso –, che li friggono e li vendono caldi ad ogni ora del giorno. Ma ormai sono immancabili nei banchi dei “lievitati” dolci di bar, pasticcerie e tavole calde. Amatissimi da grandi e piccini, quelli austriaci e altoatesini vengono impastati con ingredienti semplici – farina, lievito, uova, latte, zucchero, un pizzico di sale, scorza di limone grattugiata, un goccio di liquore –, farciti esclusivamente con la marmellata – solitamente di albicocche, in qualche caso con quella più rara e pregiata di rosa canina – e infine fritti nello strutto o nell’olio bollente. Non sono soltanto uno street food, ma anche un piccolo momento di piacere da concedersi in ogni momento della giornata, dalla colazione, con una tazza di latte o di tè, fino alla merenda e al dessert.