L’insalata, l’acqua di cottura della pasta, le patate fritte o al forno, le uova sode e il pesce conditi generosamente, e poi sughi molto sapidi, dadi da brodo, insaccati. Gli italiani a tavola fanno un uso eccessivo di sale. È quanto emerso da un progetto di ricerca del “Centro nazionale per la prevenzione e il controllo delle malattie” (Ccm) del Ministero della Salute, che ha presentato i risultati a Roma il 12 marzo scorso, in occasione della Giornata Mondiale del Rene.
Calcolando i livelli di sodio in persone di età diverse, l’indagine ha dimostrato che i nostri connazionali consumano, in media, circa 10 grammi di sale al giorno – 10,8 per gli uomini, 8,4 per le donne, su un campione di persone dai 35 ai 79 anni –, contro i 5 grammi raccomandati dall’Organizzazione Mondiale della Sanità, quantità da non superare per non incorrere in malattie cardiovascolari, osteoporosi e patologie renali. Ma il dato più preoccupante riguarda gli ipertesi – il 90 percento della popolazione a rischio supera le dosi giornaliere indicate dall’OMS – e i bambini – esaminando 766 ragazzi e 658 ragazze dagli 8 agli 11 anni, i ricercatori hanno rilevato che per loro i consumi medi di sale sono, rispettivamente, di 7,4 e 6,7 grammi. Cattive abitudini che, acquisite in tenera età, contribuiranno in futuro a formare generazioni di adulti con problemi di ipertensione.
In tutti i soggetti esaminati, al contrario, sono state trovate basse percentuali di potassio, un minerale importante che aiuta i reni ad eliminare le tossine e regola il battito cardiaco. Nella popolazione adulta il consumo medio è risultato di 2,5 grammi al giorno per gli uomini e di 2,2 g per le donne, contro i 3,9 grammi raccomandati dall’OMS. In altre parole, gli italiani consumano poca frutta,verdura e legumi, gli alimenti che racchiudono il prezioso minerale – soia, fagioli, piselli e ceci, in particolare, ne sono ricchissimi, seguiti dalla frutta secca, da ortaggi come cavolfiori e finocchi e dalla frutta, soprattutto kiwi e banane.