Nata nei primi anni dell’800 a Napoli per riciclare il pane raffermo e le mozzarelle vecchie di qualche giorno la Mozzarella in carrozza oggi è una pietanza nazional-popolare tanto che si trova praticamente in tutti i ristoranti, le trattorie e le osterie del Belpaese e finanche negli Autogrill.Servita da sola o assieme a crocchè, arancini e verdure in pastella è uno dei componenti immancabili del “fritto all’italiana”.
Se una volta il pane era rigorosamente “cafone” oggi la preparazione più diffusa è con fette di pane a cassetta. Con la mozzarella in carrozza si sono cimentati i più grandi chef servendola “accompagnata” agli ingredienti più diversi, ma il cuore resta sempre lo stesso, una fettina di mozzarella “in carrozza” di due fette di pane.
Frutto dell’ingegno del popolo napoletano, la sua origine è datata agli inizi dell’800 nel Regno delle Due Sicilie, ai tempi di Re Ferdinando II. Non essendoci riferimenti storici precisi, sono diverse le ipotesi sul nome. Alcuni sostengono che è dovuto alla degenerazione del latte fresco dovuta al trasporto sulle carrozze dove, dopo alcuni giorni di viaggio, si cagliava diventando formaggio che veniva consumato con pane raffermo passato nell’uovo e cotto per renderlo più sicuro. Altri si limitano semplicemente ad associare la denominazione al fatto che la mozzarella è “in carrozza” tra le due fette di pane. Un’altra ipotesi, la più accreditata, fa risalire il nome della pietanza alla prima ferrovia italiana, la Napoli-Portici, costruita nel 1839 per collegare la città della residenza estiva del Re alla capitale (del Regno delle due Sicilie).
La ricetta tradizionale, quella originaria della tradizione partenopea, utilizza il pane casereccio, fatto con il “criscito”, non il lievito, e cotto nel forno a legna: quello che a Napoli chiamano “il pane cafone”. In mezzo al pane la mozzarella o ancor meglio il fiordilatte vaccino, meno acquoso e più grasso rigorosamente del giorno precedente.